CR3ARE

- 19 Gennaio 2017

Design or not Design?

Sfogliando le mail durante il periodo pasquale mi sono trovato, complice un po’ di tempo libero, a guardare più attentamente le newsletters dei vari siti e-commerce di design a cui, distrattamente nella maggior parte dei casi, mi sono iscritto negli anni.

Nel 2017 ha ancora senso il termine design o è diventato soltanto un termine di moda per supportare prezzi di prodotti che di design non hanno praticamente nulla?

Osservando i vari prodotti esposti in maniera così clinica e impersonale mi sono tornate in mente le parole che anni fa ritrovavo nei testi di Donald Norman e a chiedermi se realmente oggi si possa parlare ancora con giusta causa di design o si debba parlare solo di arti decorative.
Una carrellata di oggetti visivamente belli ma senza la benché minima innovazione, se non nella sezione dedicata ai mostri sacri della storia del design, lasciano spazio a citazioni che spaziano dal pop a concetti più di nicchia, una bella vetrina che lascia traspirare una totale mancanza di ricerca progettuale vera, quella che spinse ormai mezzo secolo fa i vari Castiglioni, Mari, Albini, Sottsass, Aalto a ridisegnare un futuro che ancora oggi ci fa sognare.
Una velata paura nell’osare a spingersi oltre alla pura decorazione è quello che mi è rimasto negli occhi e una totale non attinenza con quello che dovrebbe essere il vero concetto di design: produzione in scala di oggetti che senza troppe spiegazioni possano essere utilizzati dalle persone per facilitarne la vita.
Nulla che possa essere paragonato alla semplicità di una caffettiera Bialetti o ad un mattoncino Lego, nulla che possa essere paragonato ad una semplice graffetta o ad un posacenere a molla: oggetti in cui l’estetica della forma sposava esattamente le esigenze e le aspettative dell’utente finale, senza il benché minimo bisogno di spiegazioni.
Forse le dinamiche produttive contemporanee e le forme di commercializzazione dei prodotti non permettono di poter avere la stessa libertà di azione progettuale che avevano i nostri padri (o possiamo definirli nonni) nel creare l’universo di prodotti che fino ad oggi ci ha accompagnato quotidianamente. Nulla di nuovo all’orizzonte, da parecchio, nulla di nuovo se non le citazioni dei maestri e la voglia di coprire con decori idee vecchie e stantie.
Forse l’unico oggetto della produzione in larga scala che rispecchia i canoni della mia concezione di design è stato lanciato quasi 9 anni fa da Steve Jobs, una scatoletta che stava in una mano, con un solo bottone, utilizzabile da chiunque, con tutto quello che serviva all’interno, dalle mail alla musica, dai files di testo ai numeri di telefono… ma questa è un’altra storia, infondo proprio lo stesso Jobs ci esorta ad essere folli, in contrapposizione con la normalità della vasta gamma di prodotti che oggi ci vengono propinati.
Forse sono solo io che guardo il mondo del design in un ottica un po’ troppo purista e mi piacerebbe chiamare le cose con il proprio nome, in fondo un bell’e-commerce di arti decorative non suonerebbe così male.
Ma forse sono solo io che sbaglio. Preferisco chiudere gli occhi e immaginare. Infondo tutto quello che puoi immaginare si può creare.
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